Un po’ di democrazia


Dovendo partecipare a una cena di lavoro di discussione sui temi dell’e-democracy, ho fatto il punto su alcuni documenti più o meno recenti.

Per cominciare ho fatto una ricerca su internet partendo dal nostro SaperiPA e cercando il termine e-democracy che mi ha restituito dieci contributi presentati alla scorsa edizione di ForumPA tutti di grandi valore.

Tra questi, sicuramente da segnalare è l‘intervento della senatrice Beatrice Magnolfi dove si mettono in evidenza due aspetti principali:- il primo è relativo all’utilizzo della rete, non solo intesa come veicolo di tecnologie ma come nuovo modello e nuova matrice culturale (il modello cooperativo della rete è infatti anche un nuovo modello organizzativo) per definire nuove forme di partecipazione e di rappresentanza.- Il secondo è relativo a come consentire a tutti di essere inclusi in questo circuito.

Altro documento da segnalare su SaperiPA è l’intervento di Anna Carola Freschi (Ricercatrice in Sociologia Economica e Docente di Sociologia Generale ed Economica – Facoltà di Economia, Università degli Studi di Bergamo – – Docente di Società dell’Informazione e Mutamento Sociale – Facoltà di Scienze Politiche, Università degli Studi di Firenze e Partner del Network di eccelenza europeo Demo-net, the e-participation network). La Freschi introduce un altro elemento: “molti cittadini sono sfiduciati verso la politica, più che verso le istituzioni, e questo elemento è una causa non secondaria del debolissimo interesse dei cittadini verso l’e-­democracy, un problema di secondo grado rispetto a quello costituito dalla più generale sfiducia nella politica. Spesso la sfiducia specifica verso la democrazia elettronica si lega al debolissimo impegno, o quantomeno alla difficoltà dimostrate dai politici coinvolti in esperienze di e-­democracy, a rispondere ai cittadini che intendono partecipare attivamente in forme organizzate o in forma individuale. Un altro cardine dell’approccio adottato dalla policy nazionale doveva essere infatti l’abbandono dell’approccio technology driven, che era stato uno dei motivi dello scarso impatto partecipativo di gran parte delle reti civiche. Segnali di questa scelta sono la ricerca di un incontro fra esperienze e sperimentazione di politiche partecipative sul territorio ed esperienza delle reti civiche. Come? In primo luogo mettendo al centro la partecipazione, piuttosto che la tecnologia; passando quindi dalla ‘e’ davanti alla partecipazione, ad una (e) tra parentesi si vuol sottolineare soprattutto l’interesse per le opportunità specifiche offerte dalla tecnologia di riorganizzare la politica, i suoi flussi informativi, riducendone le asimmetrie senza sottovalutarne radicamento e motivazioni profonde -, le opportunità di rivitalizzazione della sfera pubblica e di empowerment di soggetti minoritari o marginalizzati, piuttosto che per una mera automazione delle forme date della politica.”

Dal punto di vista aziendale, infine, e da segnalare l’intervento Sergio Esposito (Oracle Italia) che mette in evidenza come il rapporto tra PA, tecnologie e cittadini sia anche un rapporto che deve essere basato sulla crescita di fiducia tra i diversi attori.

Andando oltre i contributi presentati a ForumPA è utile andare a rivedere alcuni dei documenti prodotti in passato su quest’argomento. Tra questi, la lettura o rilettura delle “Linee guida per la promozione della cittadinanza digitale: e-democracy” del Formez-Progetto CRC, offre sicuramente spunti interessanti a cominciare da una definizione di e-democracy “Essere cittadini nella società dell’informazione non significa solo poter accedere ai servizi di una PAL più efficiente, capace di disegnare i propri servizi sui bisogni degli utilizzatori (e-government), ma anche poter partecipare in modo nuovo alla vita delle istituzioni politiche (e- democracy), tenendo conto della trasformazione in atto nelle relazioni fra attori pubblici e privati (governance)”.

Tra i documenti più recenti, interessante il numero di Nova sulla Cittadinanza informata (Nòva numero 114) che così si presenta: “La rete può migliorare le relazioni tra politica e persone, favorendo la circolazione delle notizie e delle idee: ovvero di mattoni indispensabili per costruire democrazia e decisioni consapevoli. Grande pubblico, attivisti auto-organizzati, associazioni, partiti e istituzioni, pubblica amministrazione: un viaggio tra la cittadinanza informata che ci mostra come la rete stia cambiando i valori in gioco, a tutto vantaggio della trasparenza. Anche in politica.” Interessanti le riflessioni di David Wenberger sul crowdsourcing che mette in evidenza come spesso gli strumenti di partecipazione nascono da esperienze di terze parti sulla base del coinvolgimento degli utenti. Tra le esperienze di questo tipo Openpolis, promosso dall’associazione Depp che promuove l’uso della rete e del software open source per favorire la trasparenza pubblica e la partecipazione collettiva al controllo delle informazioni e delle scelte politiche e l’esperienza, recensita anche su SaperiPA, di WikiDemocracy: un ambiente collaborativo e democratico per la stesura e revisione di programmi politici inventato cavalcando la connotazione di “contributo aperto” per il quale è conosciuto Wikipedia.

A proposito di crowdsourcing è interessante il documento scritto in rete con contributi diversi e coordinato da Joi Ito “Emergent Democracy” in cui il tema dell’esclusione viene trattato da un particolare punto di vista. Nel documento la rete viene paragonata ad un ecosistema per la cui evoluzione è indispendabile preservare le “infodiversità”.

Tra le esperienze editoriali da segnalare anche lo Special Report dell’Economist dello scorso 5 marzo su ” The electronic bureaucrat” nel quale viene sottolineato che “The story so far is that technology intensifies the democratic process, but does not fundamentally change it”.

Infine, il rapporto nazioni unite “e-Government Survey 2008: From e-Government to Connected Governance” solleva interessanti stimoli iniseme al documento dell’OCSE “Policy Brief: The e-government imperative: main findings” in cui, tra le possibili azioni finalizzate a diffondere l’-government, viene indicata la necessità di esplorare le possibili collaborazioni tra settori pubblici e privati.

Quattro almeno le domande che scaturiscono da queste letture, per ora senza risposta:

1) Alla base del web 2.0 c’è davvero una nuova matrice culturale? Come può influenzare i processi decisionali nella PA?
2) Come far si che che la partecipazione sia per tutti e non un’occasione di nuove forme di esclusione?
3) A quale livello di governo e con quali strumenti è possibile creare una maggiore fiducia dei cittadini nei confronti della politica?
4) Quali devono essere i soggetti promotori dei processi di partecipazione? Necessariamente le istituzioni o c’è uno spazio e un ruolo per i soggetti privati (aziende e attori sociali)?

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Informazioni su Gianni Dominici

Direttore di FORUMPA

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