Archivio | novembre 2008

Talento sprecato

Irene Tinagli si è dimessa dalla Direzione Generale del Partito Democratico con una lettera indirizzata a Veltroni.

Dallo stesso sito prendo qualche riga di descrizione della Tinagli: ” insegna alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh. Allieva di Richard Florida, è esperta di politiche pubbliche per l’innovazione, la creatività e lo sviluppo economico. Lavora come consulente per il Dipartimento Affari Economici e Sociali dell’Onu e per la Commissione europea. Il suo ultimo libro è “Talento da svendere” (Einaudi 2008).”

Giovane ricercatrice la Tinagli è un “talento” nazionale purtroppo, come spesso accade, prestata ad università americane. Leggendo il suo libro si trova una lucida, approfondita e chiara  analisi del sistema dell’innovazione italiano e della sua capacità di competere in ambito internazionale. La Tinagli non si limita ad applicare i modelli interpretativi del suo noto maestro Richard Florida ma elabora una prospettiva di analisi inedita ed efficace.

Le sue dimissioni sono davvero una occasione sprecata e non solo per il partito a cui si era dedicata ma per tutti noi. Mancano in Italia campioni nazionali ed internazionali di queste tematiche che incredibilmente vengono trattate in modo sempre più marginale.

Facebook e la «rappresentatività esistenziale»

Sono settimane che, frequentandolo, mi interrogo senza risposte sul senso di Facebook. Perché dovrei essere interessato allo stato d’animo di persone che se incontrassi per strada neanche riconoscerei? Perché devo considerare “amici” compagni di scuola con cui nei trent’anni dal diploma non ho condiviso più niente e per questo mai  più incontrato? Perchè ieri la maggior parte dei miei “amici” su Facebook si interrogava su cose completamente inutili e non sui 143 morti a Mumbai?

Ho trovato tutte le mie risposte leggendo oggi, in ritardo rispetto allla pubblicazione, questo editoriale di Giuseppe De Rita il quale ovviamente non si riferisce direttamente a Facebook ma alla più generale crisi esistenziale che ci accomuna: [… Perché, come ha acutamente notato Natalino Irti, viviamo un tempo in cui non c’è più rappresentanza (di interessi, di bisogni, di opzioni collettive) ma «rappresentatività esistenziale», di messa in comune di emozioni e sentimenti individuali coltivati nella dimensione dell’esistenza, senza passioni e spessori di essenza. Non a caso, limitando la riflessione al puro campo politico, hanno oggi più successo le formazioni che si rifanno al disagio esistenziale (il leghismo, il dipietrismo) che quelle che devono (per necessitata ampia consistenza) far riferimento alla rappresentanza di interessi, bisogni e opzioni di carattere collettivo, più che ai turbamenti o ai rinserramenti esistenziali.]

Le centomila punture di spillo

Comodo il treno, soprattutto in questo periodo di incertezze aeree, perché ti permette di dedicare ampio spazio alle letture. E così dovendo andare e tornare da Roma a Milano nella stessa giornata mi sono dedicato al libro “Le centomila punture di spillo” di Federico Rampini, Francesco Daveri, Carlo De Benedetti.

Il libro descrive la storia economica  italiana (La breve storia di Pantalone) all’interno del più ampio contesto internazionale (Il mondo globale e l’Italia)sottoposto alle sfide attuali (Minacce strategiche).

Il modello interpretativo è ben descritto nella quarta di copertina: “Chi dedica le proprie energie a diffondere una cultura delle regole. Chi si mobilita nel volontariato. Chi affronta le fatiche di un periodo di lavoro o di studio all’estero o semplicemente impara una lingua straniera in più, magari il cinese, il russo o l’arabo. Le centomila punture di spillo soo le tante “riforme dal basso” che ciascuno di noi puà avviare subito, sono una spinta perché anche le nostre classi dirigenti si rinnovino, sono un antidoto alla rassegnazione, al senso di impotenza che spesso si respira in Italian nell’attesa sempre delusa di grandi svolte, di catarsi collettive, di rinascite nazionali.

Gli autori ripongono le loro speranza, quindi, a quella moltitudine, a quelle energie vitali di cui l’Italia è ricca e che in passato hanno dato vita ad un modello inedito di capitalismo molecolare.

Ma basta, diciamo noi, la vitalità dal basso, “Le centomila punture di spillo” a farci competere nell’arena internazionale? Il problema è che le nostre moltitudini non riescono a diventare campioni internazionali, a crescere, a fare sistema e traino di nuovi settori (basti pensare a cosa rappresenta la Nokia per la Finlandia).

Interessante a questo proposito la parte del libro dedicata a descrivere l’industria verde tedesca. Da paese tra i più inquinanti al mondo la Germania, in pochi anni, ha trasformato i vincoli ambientali in opportunità sociale, culturale ed economica tanto che gli stessi tedeschi descrivono questa veloce metamorfodi come “terza rivoluzione industriale”: 250.000 nuovi posti di lavoro, 150 miliardi di fatturato all’anno pari all’8% del pil nazionale.

In Italia, invece, si ricomincia a parlare di nucleare. Gian Piero Jacobelli, direttore dell’edizione italiana di Technology Review, ingegnere nucleare, scrive in uno dei suoi editoriali: “Chi dice che la scelta di ricominciare a costruire centrali nucleari oggi (comperandole per le parti più importanti all’estero) ci permette di risalire sul treno del nucleare, non capisce che, quando si perde un treno passato vent’anni fa, la cosa giusta da fare non è quella di corrergli dietro, ma di prendere quello successivo che sta arrivando.

E’ probabilmente quello che manca all’Italia: un’idea comune di sviluppo, una o più idee paese da condividire e da realizzare grazie alle minoranze trainanti che per fortuna ancora arricchiscono i diversi settori del paese.

e per finire (per ora) sulla e-democracy…

VI segnalo lo speciale E-democracy messo a punto dalla redazione di FORUM PA: interviste, materiali, approfondimenti.

Nasce InnovatoriPA

E’ diventato pubblico da qualche giorno il portale InnovatoriPA, un’iniziativa Formez e ForumPA per favorire lo scambio di opinione e pratiche fra gli innovatori nella e per la PA. Si legge nel sito: http://www.innovatoripa.it è una rete sociale che produce conoscenza, contatti e nuove opportunità di innovazione. Una rete che è anche luogo di incontro e contaminazione tra pubblica amministrazione e territorio, tra pubblico e privato.

Cosa si può fare dentro innovatoripa.it? Aprire un weblog, presentarsi agli altri innovatori e costruire le proprie relazioni di interesse e professionali; formare nuovi gruppi intorno a temi di interesse e aprire spazi di discussione e di lavoro; segnalare contenuti interessanti e condividere progetti ed esperienze innovative
mettere in rete le comunità esistenti nella pubblica amministrazione.

Convegno sull’e-democracy

A proposito del convegno di Palermo, di seguito i materiali da me elaborati.

Da un po’ di tempo la riflessione e il dibattito sulle dinamiche relative alla pubblica amministrazione si concentrano sulla necessaria riforma del pubblico impiego (lotta all’assenteismo, riconoscimento del merito) mentre ridotto all’osso è l’attenzione nei confronti del processo di modernizzazione della pubblica amministrazione.

Eppure l’informatizzazione della pubblica amministrazione e tutt’altro che conclusa e, soprattutto, si è interrotto quel percorso apparentemente lineare che si aspettava portasse la pubblica amministrazione ad instaurare un nuovo rapporto con i cittadini e le imprese basato su una maggiore e più accessibile informazione, un migliore accesso ai servizi pubblici fino al coinvolgimento, tramite gli strumenti di e-democracy, dei cittadini nelle consultazioni alla base delle decisioni politiche ed amministrative. Un traguardo finale, quello dell’e-democracy, raggiunto solo da pochi campioni all’interno dell’ampio universo della pubblica amministrazione italiana mentre gran parte del gruppo si è fermato o perso per strada.

ForumPA ha voluto riportare l’attenzione sul tema proponendo un approfondimento attraverso PanelPA, una indagine on line rivolta ad un panel di iscritti alla propria community. All’indagine hanno risposto in oltre 4.000 (4.362 per l’esattezza) fornendo utili indicazioni sulla percezione che il pubblico ha del tema proposto. Inoltre, tramite le domande aperte, in ben 700 hanno fatto riferimento ad esperienze conosciute o espresso considerazioni personali sul tema proposto.

In termini quantitativi, già dalla prima domanda emergono con chiarezza le problematiche principali legate al tema dell’e-democracy. Agli intervistati è stato chiesto quali fossero secondo loro gli aspetti più importanti e più incisivi dell’e-democracy e un’ampia maggioranza (54%) ha indicato l’accesso diffuso da parte dei cittadini alle informazioni e la maggiore trasparenza dei processi decisionali. Molto meno sono invece coloro che si riferiscono alle modalità più interattive e partecipative che le nuove tecnologie offrono se applicate ai rapporti tra cittadine e amministratori. Ritiene che l’e-democracy offra la possibilità di avviare nuove forme di collaborazione tra le amministrazioni locali e i cittadini il 20% degli intervistati, il poter partecipare alle decisioni riguardanti i territorio di riferimento il 17,7% e, infine, il poter esprimere opinioni, giudizi e idee inerenti il governo del territorio il 7,5%. E’ evidente che gli intervistati esplicitano con chiarezza la necessità di vedere risolti ancora i bisogni “primari” della nuova cittadinanza digitale: essere informati delle attività dei propri amministratori piuttosto che immaginarsi un loro ruolo attivo, mediato dalle tecnologie, nella gestione del proprio territorio di riferimento e dei beni comuni (tab.1).

Una visione negativa delle potenzialità offerte dalle nuove tecnologie che traspare anche quando è stato chiesto agli intervistati quali potrebbero essere gli ostacoli principali alla diffusione degli strumenti di e-democracy. La poca familiarità nei confronti delle nuove tecnologie da parte dei cittadini e delle amministrazioni viene considerato un fattore importante ma minoritario rispetto a quel complessivo 64% che attribuisce i problemi alla scarsa fiducia da parte di cittadini sull’effettiva presa in considerazione delle loro opinioni (37%) e allo scarso interesse per la partecipazione dei cittadini da parte degli amministratori (27%).

Un atteggiamento prudente che non nasce dalla poca conoscenza del fenomeno. Tutt’altro. Quando si chiede quale sia la fase attuale di sviluppo dell’e-democracy le risposte rispecchiano fedelmente la situazione reale: di sperimentazione in alcune realtà, risponde il 57% degli intervistati, di discussione e di approfondimento il 24,6 , di progressiva applicazione l’8,6%.

Non ci sono prospettive quindi per una telematica che avvicini i cittadini al governo pubblico? Gli intervistati ci indicano la strada da percorrere: secondo il 67% sono gli enti locali i soggetti che dovrebbero maggiormente farsi carico di promuovere iniziative di e-government. È partendo dalle istituzioni più prossime ai cittadini che è necessario ricreare (o meglio creare) quel clima di fiducia che è il presupposto indispensabile per un dialogo fattivo tra i cittadini e i loro governi.

Ancora sull’e-democracy

Un tema dal quale non si può e non vogliamo prescindere e che sicuramente rischia di essere una delle tante occasioni perdute della società della conoscenza.

Ne riparliamo a Palermo il prossimo martedi 18 novembre con un convegno dal titolo “E-democracy e Web semantico: modalità avanzate per ascoltare i cittadini”. Ci si può iscrivere sul sito di ForumPA.

Nell’ambito dell’incontro presenteremo in anteprima i risultati di un indagine on line che abbiamo rivolto al Panel di ForumPanet.

La Rete Siciliana per l’Innovazione parte dalle eccellenze

Lunedi convegno a Palermo nell’ambito della settimana dell’Innovazione. Si tratta di un’iniziativa importante che pone al centro la questione della governance dell’innovazione. Per maggiori informazioni il sito del Progetto Resint.