Archivio | dicembre 2014

Roma brucia anche di energie positive #laltraCapitale

Le notizie che si alternano questi ultimi giorni sulla città di Roma sono inequivocabili e ci restituiscono una capitale sopraffatta da logiche affaristiche e criminali. E questo avviene in un periodo in cui è più forte il disagio sociale ed economico sul territorio e in cui inevitabilmente crescono le tensioni di coloro che quotidianamente sentono traditi i propri bisogni e necessità.

A leggere i giornali e i commenti ci troviamo davanti a una città in bilico tra il commissariamento per il fallimento della politica e la rivolta che trasformerebbe in poco tempo le nostre periferie nelle banlieue parigine.

Senza nulla togliere alla drammaticità della situazione, la lettura attuale rischia di non tener conto di una realtà molto più complessa e di non interpretare, o peggio ancora non ascoltare, quelli che potrebbero essere i prodromi di un nuovo modo di intendere la cittadinanza urbana.

Le periferie urbane, e quella di Roma tra le altre, stanno velocemente diventando non solo i luoghi dove si addensano i problemi ma anche contesti dove, spesso, si concentrano le energie e le iniziative in grado di affrontarli con approcci nuovi. Diventano i luoghi dove si fa innovazione sociale sperimentando nuove forme di governo del territorio e, soprattutto, nuovi rapporti tra governati e governanti nel tentativo di superare quell’approccio, ancora prevalente, di governo burocratico e bipolare che si arroga il monopolio della gestione della cosa pubblica, a favore di una logica sussidiaria dove i cittadini stessi collaborano alla valorizzazione dei beni comuni. Un patrimonio che arricchisce quello tradizionale costituito dalle reti di solidarietà e del volontariato, introducendo capacità progettuali e innovative mai sperimentate prima.

È’ quella che, riprendendo la definizione usata da Roger Keil, chiamiamo Suburban Revolution e a cui abbiamo dedicato un’importante sessione di lavoro nell’ultima edizione di Smart City Exhibition mettendo insieme innovatori civici, amministratori, associazioni, urbanisti e di cui ha parlato anche, la scorsa settimana, Paolo Pagliaro nel suo approfondimento serale su la7, in una puntata dedicata appunto all’innovazione urbana e alle periferie.

Seguendo questo approccio e lavorando sul territorio emerge, accanto a quella descritta dalla cronaca e commentata dagli editoriali, un’altra Roma.

Roma corrotta è anche la Roma della Fondazione Mondo Digitale che, nella storica via del Quadraro, organizza corsi di alfabetizzazione informatica per gli anziani e di programmazione per i più giovani, creando la Palestra dell’innovazione quale luogo per l’apprendimento esperienziale e la pratica dell’innovazione in tutte le sue espressioni: innovazione tecnologica, sociale e civica.

Roma corrotta, però, è anche la Città delle mamme che da anni è impegnata in prima fila per rendere la città più accogliente soprattutto per i bambini e che per prima ha sperimentato nuove forme di cogestione del verde pubblico e degli spazi di lavoro.

Torpignattara, altra periferia storica dove recentemente i residenti hanno manifestato contro la criminalità straniera, la Roma corrotta, invece, è anche La Piccola orchestra di Torpignattara, è il Karawan festival che si è concluso qualche giorno fa, è il Cantiere Impero, impegnato da anni per la riapertura del cinema di quartiere, è un attivissimo Comitato cittadino che lavora insieme agli immigrati nella pulizia del parco del quartiere.

Roma corrotta è anche l’Associazione Genitori Scuola Di Donato che dal 2003 mantiene aperti e manutiene gli spazi scolatici per attività sportive e ricreative e che è diventata, negli anni, un importante agente di inclusione e di integrazione in un quartiere, l’Esquilino, a fortissima presenza di immigrati.

Roma, infine è anche il Comitato di Quartiere Pigneto-Prenestino che quest’estate ha vinto la battaglia per restituire al quartiere un importante spazio verde altrimenti destinato ad ospitare un centro commerciale.

Potrei andare avanti per molto, così come potrei redigere un’analoga lista per gli altri 8.000 comuni italiani, perché alla crisi della politica e, spesso, delle stesse istituzioni, c’è anche chi rifiuta di reagire chiudendosi nei microcosmi personali e nel soggettivismo ma decide piuttosto di investire nel bene comune creando nuovo capitale sociale.

Speriamo, per il bene della città, che l’estraneità del Sindaco Marino venga confermata nei prossimi giorni così come speriamo che a questa giunta venga data la possibilità di proseguire fino alla scadenza della legislatura. Ma non basta. Governare la complessità di una grande città significa anche e soprattutto creare le condizioni affinché le energie civiche che la compongono non vengano disperse, significa, per l’amministrazione, diventare soggetto attivo e abilitante di quei progetti di innovazione sociale in grado di affrontare in modo nuovo problemi finora irrisolti, significa mettere finalmente il cittadino al centro del territorio in quanto portatore non solo di bisogni ma anche di competenze e di soluzioni. E, permetteteci, di ben alt(r)e aspirazioni.