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Il vento caldo del nordest

Si sono da poco conclusi due eventi in Veneto che ci hanno visto tra i promotori e dai quali sono scaturiti interessanti spunti sul tema dell’Amministrare 2.0 e per la costruzione del Manifesto. Il primo incontro si è tenuto a Padova in occasione del Forum dell’ Innovazione organizzato da FORUM PA insieme al Ministero  per la pubblica amministrazione e l’innovazione e alla Regione Veneto.

Diverse le cose sentite e viste nel campo dell’e-gov per cui provo a fare un primo bilancio a freddo. Le eccellenze che questo primo territorio ci ha presentato sono interessanti, mature ma, forse, sotto alcuni aspetti superate se viste in termini di prospettiva. Diversi i sistemi informativi territoriali presentati basati prevalentemente sulla raccolta,sull’elaborazione e la rappresentazione grafica dei dati. Sistemi maturi, appunto, frutto di un buon utilizzo dell’informatica a livello territoriale che sollevano (e solo a volte risolvono ) i problemi classici di un approccio industriale all’informatizzazione: banche dati che non comunicano, la mancanza di standard, questioni di sicurezza relative alla detenzione centralizzata dei dati.

Fino a qualche mese fa, seguendo una logica basata sull’innovazione incrementale e sull’ottimizzazione dei processi avviati avrei detto che è necessario uno sforzo maggiore magari di coordinamento, per valorizzare le esperienze in corso ma i nuovi approcci che si stanno imponendo nei confronti dei dati publici proposti in ambito internazionale ci impongono di riflettere se la strada fino ad oggi intrapresa sia quella giusta o se, come sempre più spesso viene evocato, sia necessario un cambio completo di paradigma. A questo proposito interessante la metafora utilizzata da Fabrizio Panozzo (Docente di Economia delle Amministrazioni Pubbliche e City Management, Università Ca’ Foscari) intervenendo al workshop su Merito, valutazione e trasparenza che possono essere ben utilizzate per descrivere la cultura telematica attuale all’interno delle pubbliche amministrazioni: quella del panopticon. Come è noto per Jeremy Bentham “l’idea alla base del Panopticon (“che fa vedere tutto”) era quella che – grazie alla forma radiocentrica dell’edificio e ad opportuni accorgimenti architettonici e tecnologici – un unico guardiano potesse osservare (optikon) tutti (pan) i prigionieri in ogni momento”. E’ una metafora forte ma che ben sintetizza l’attuale logica sottesa alla gestione dei dati pubblici. Un soggetto, una struttura raccoglie i dati di tutti gli altri senza che questi possano intervenire o sapere cosa è stato visto o raccolto. Una logica che ha spesso prodotto delle anomalie per cui, ad esempio all’interno della pubblica amministrazione, il “guardiano ” non condivide le informazioni nemmeno con gli altri uffici all’interno dello stesso ente.

Il secondo evento che ha contributo a sollevare questo vento caldo di idee e di riflessioni proveniente dal nordest è stato il Veneziacamp 2009 “tre giorni di condivisione, confronto e crescita; per promuovere i temi dell’innovazione e dell’etica per la cittadinanza digitale”. Tanti gli eventi e gli incontri ma vorrei soffermarmi, perché in linea con il ragionamento avviato, sull’incontro di lavoro organizzato sul Manifesto per l’Amministrazione 2.0. L’idea del Manifesto sta piacendo. Sono molti gli enti locali che ci hanno chiesto di sottoscriverlo così come sono tante le idee scaturite per far si che il Manifesto possa essere più incisivo possibile all’interno dell’attuale fase di modernizzazione della PA italiana. Una nuova versione del documento emendata sarà presto disponibile e includerà un punto dal quale tutti sono stati concordi è oramai impossibile prescindere: quello, appunto, della trasparenza e dell’accesso ai dati pubblici. Ne parla oggi anche David Osimo in un’intervista pubblicata sul nostro portale elaborando, tra le altre cose il concetto per cui le pubbliche amministrazioni dovrebbero gestire i dati creando “piattaforme finalizzate alla creazione di valore pubblico”. Come evidenzia Osimo questo non significa che i cittadini si debbano sostituire alla PA ma che diventano parte integrante per la creazione di valore.

E’ evidente, da quest’ottica, la necessità di cambio di paradigma che più volte abbiamo sostenuto: passare dal principio del panopticon a quello dell’anopticon per cui sono i “sorvegliati” o , uscendo dalla metafora, i cittadini che vedono cosa accade all’interno della pubblica amministrazione, che partecipano alla raccolta dei dati e alla loro elaborazione e diffusione.

Il futuro della rete

Cercando di restituire un po’ dell’enorme mole dei materiali prodotti nell’ambito dell’ultimo FORUM PA comincio con gli approfondimenti relativi a Il futuro della rete. Di seguito la presentazione dei risultati della prima ricerca.

Da qui ai prossimi 10 giorni

Beh poco tempo per aggiornare il Blog, oramai FORUM PA è alle porte. Tra le iniziative programmate da segnalare sicuramente il Barcamap degli innovatori che ha registrato un enorme successo di prenotazioni, il tavolo di lavoro su Amministrare 2.0 il cui obiettivo è redigere un Manifesto da condividere con le pubbliche amministrazioni, l’incontro su Il Futuro della Rete in cui presentermo risultati inediti sull’utilizzo di internet.

Amministare 2.0

Ci siamo incontrati  la scorsa settimana, ospiti del comune di Venezia, con un primo gruppo di città italiane per ragionare sulle possibili evoluzioni della PA digitale. Un tema centrale, trattato giovedì anche da Il Sole 24 Ore.

Diversi gli innovatori presenti a cominciare dal nostro ospite Michele Vianello e del vulcanico Gigi Cogo.

Di seguito la mia presentazione mentre sul sito FORUM PA trovate i dettagli:

A.A.A. Disubbidienti CERCASI

Chi si occupa di innovazione cita spesso la suggestiva definzione per cui l’innovatore è un disubbidiente, da cui ne discende che l’innovazione, organizzativa, culturale,, scientifica non è altro che una disubbidienza riuscita. Una disubbidienza alle procedure obsolete, ai modelli interpetativi dominanti, alle inefficenze in favore di nuove idee e soluzioni.

Ma è proprio perché l’innovatore è un disubbidiente che, spesso, all’interno delle organizzazioni, delle aziende e, soprattutto, della pubblica amministrazione, viene isolato: un visionario che può essere considerato pericoloso per il resto della struttura.

In un momento di grande incertezza, di  necessità assoluta di recuperare efficienza non possiamo permetterci di perdere neanche un’idea, una visione , una proposta.  Il rischio di reinserramento che ha paventato
De Rita presentando l’ultima relazione sociale, per cui ognuno si richiude nella propria dimensione individuale è concreto. C’è bisogno di una reazione, di una visione e di un progetto comune facendo uscire dall’isolamento le energie vitali. L’unico modo per combattere l’isolamento è di fare rete, tessuto e trama di connessione fra le diverse energie individuali. E’ l’obiettivo ambizioso che ci siamo dati come FORUMPA è che già dallo scorso anno è diventato esplicito: essere sempre più luogo e momento di incontro tra gli innovatori.

E’ proprio partendo da questi presupposti che insieme al Formez nasce InnovatoriPA. Riprendendo dalla presentazione pubblicata per l’occasione su Internet: “www.innovatoripa.it è un sito che mette al centro l’individuo, la sua identità professionale e personale, che premia la capacità di fare innovazione nella Pubblica amministrazione e di attivare relazioni nella Rete. Le tecnologie oggi disponibili sul web stanno diffondendo un sempre maggiore interesse verso le reti sociali e molte iniziative si appoggiano ai diversi siti web, generando occasioni di scambio e circolazione delle conoscenze e, allo stesso tempo, disperdendo energie e persone in gruppi senza relazione tra loro. http://www.innovatoripa.it è una rete sociale che produce conoscenza, contatti e nuove opportunità di innovazione. Una rete che è anche luogo di incontro e contaminazione tra pubblica amministrazione e territorio, tra pubblico e privato.” Uno strumento di social metworking destinato ai temi e ai diversi attori del processo di modernizzazione della pubblica amministrazione e che, per dirla  come Luca de Biase nel presentare lo speciale de Il SOLE 24 ORE su Facebook, si alimenterà  delle relazioni tra le persone e andando ad arricchire l’ecosistema dell’informazione.

Abbiamo cominciato in sordina, senza pubblicizzare troppo l’iniziativa, per testare il sistema, e già in pochi giorni gli innovatori iscritti sono più di 400 ed hanno dato vita discussioni, gruppi di lavoro, blog personali.  Tra le diverse iniziative nate, sicuramente quella meno convenzionalee di organizzare un Barcamp indipendente nell’ambito del prossimo FORUM PA. Tanto per capirci un Barcamp, secondo la definizione elabotata su Wikipedia è  “una non conferenza, così come solitamente intendiamo conferenza, che nasce dal desiderio delle persone di condividere e apprendere in un ambiente aperto e libero. Il BarCamp è una non-conferenza collaborativa, dove chiunque può “salire in cattedra”, proporre un argomento e parlarne agli altri, con lo scopo di favorire il libero pensiero, la curiosità, la divulgazione e la diffusione dei temi legati al Web. Una non conferenza (unconference) quindi una riunione il cui tema di discussione è deciso dai partecipanti piuttosto che prestabilito in anticipo dagli organizzatori, una riunione aperta i cui contenuti vengono proposti dai partecipanti stessi. “

Seguendo la struttura tipica di Facebook le prime adesioni e i primi contributi sono  già on line ospiti del Wiki dell’iniziativa, ma, in una logica di diffusione virale un gruppo di lavoro è su Facebook .

L’annuncio. quindi, è pronto per essere diffuso: A.A.A. disobbedienti di ogni età e sesso CERCASI.

e per finire (per ora) sulla e-democracy…

VI segnalo lo speciale E-democracy messo a punto dalla redazione di FORUM PA: interviste, materiali, approfondimenti.

Nasce InnovatoriPA

E’ diventato pubblico da qualche giorno il portale InnovatoriPA, un’iniziativa Formez e ForumPA per favorire lo scambio di opinione e pratiche fra gli innovatori nella e per la PA. Si legge nel sito: http://www.innovatoripa.it è una rete sociale che produce conoscenza, contatti e nuove opportunità di innovazione. Una rete che è anche luogo di incontro e contaminazione tra pubblica amministrazione e territorio, tra pubblico e privato.

Cosa si può fare dentro innovatoripa.it? Aprire un weblog, presentarsi agli altri innovatori e costruire le proprie relazioni di interesse e professionali; formare nuovi gruppi intorno a temi di interesse e aprire spazi di discussione e di lavoro; segnalare contenuti interessanti e condividere progetti ed esperienze innovative
mettere in rete le comunità esistenti nella pubblica amministrazione.

Convegno sull’e-democracy

A proposito del convegno di Palermo, di seguito i materiali da me elaborati.

Da un po’ di tempo la riflessione e il dibattito sulle dinamiche relative alla pubblica amministrazione si concentrano sulla necessaria riforma del pubblico impiego (lotta all’assenteismo, riconoscimento del merito) mentre ridotto all’osso è l’attenzione nei confronti del processo di modernizzazione della pubblica amministrazione.

Eppure l’informatizzazione della pubblica amministrazione e tutt’altro che conclusa e, soprattutto, si è interrotto quel percorso apparentemente lineare che si aspettava portasse la pubblica amministrazione ad instaurare un nuovo rapporto con i cittadini e le imprese basato su una maggiore e più accessibile informazione, un migliore accesso ai servizi pubblici fino al coinvolgimento, tramite gli strumenti di e-democracy, dei cittadini nelle consultazioni alla base delle decisioni politiche ed amministrative. Un traguardo finale, quello dell’e-democracy, raggiunto solo da pochi campioni all’interno dell’ampio universo della pubblica amministrazione italiana mentre gran parte del gruppo si è fermato o perso per strada.

ForumPA ha voluto riportare l’attenzione sul tema proponendo un approfondimento attraverso PanelPA, una indagine on line rivolta ad un panel di iscritti alla propria community. All’indagine hanno risposto in oltre 4.000 (4.362 per l’esattezza) fornendo utili indicazioni sulla percezione che il pubblico ha del tema proposto. Inoltre, tramite le domande aperte, in ben 700 hanno fatto riferimento ad esperienze conosciute o espresso considerazioni personali sul tema proposto.

In termini quantitativi, già dalla prima domanda emergono con chiarezza le problematiche principali legate al tema dell’e-democracy. Agli intervistati è stato chiesto quali fossero secondo loro gli aspetti più importanti e più incisivi dell’e-democracy e un’ampia maggioranza (54%) ha indicato l’accesso diffuso da parte dei cittadini alle informazioni e la maggiore trasparenza dei processi decisionali. Molto meno sono invece coloro che si riferiscono alle modalità più interattive e partecipative che le nuove tecnologie offrono se applicate ai rapporti tra cittadine e amministratori. Ritiene che l’e-democracy offra la possibilità di avviare nuove forme di collaborazione tra le amministrazioni locali e i cittadini il 20% degli intervistati, il poter partecipare alle decisioni riguardanti i territorio di riferimento il 17,7% e, infine, il poter esprimere opinioni, giudizi e idee inerenti il governo del territorio il 7,5%. E’ evidente che gli intervistati esplicitano con chiarezza la necessità di vedere risolti ancora i bisogni “primari” della nuova cittadinanza digitale: essere informati delle attività dei propri amministratori piuttosto che immaginarsi un loro ruolo attivo, mediato dalle tecnologie, nella gestione del proprio territorio di riferimento e dei beni comuni (tab.1).

Una visione negativa delle potenzialità offerte dalle nuove tecnologie che traspare anche quando è stato chiesto agli intervistati quali potrebbero essere gli ostacoli principali alla diffusione degli strumenti di e-democracy. La poca familiarità nei confronti delle nuove tecnologie da parte dei cittadini e delle amministrazioni viene considerato un fattore importante ma minoritario rispetto a quel complessivo 64% che attribuisce i problemi alla scarsa fiducia da parte di cittadini sull’effettiva presa in considerazione delle loro opinioni (37%) e allo scarso interesse per la partecipazione dei cittadini da parte degli amministratori (27%).

Un atteggiamento prudente che non nasce dalla poca conoscenza del fenomeno. Tutt’altro. Quando si chiede quale sia la fase attuale di sviluppo dell’e-democracy le risposte rispecchiano fedelmente la situazione reale: di sperimentazione in alcune realtà, risponde il 57% degli intervistati, di discussione e di approfondimento il 24,6 , di progressiva applicazione l’8,6%.

Non ci sono prospettive quindi per una telematica che avvicini i cittadini al governo pubblico? Gli intervistati ci indicano la strada da percorrere: secondo il 67% sono gli enti locali i soggetti che dovrebbero maggiormente farsi carico di promuovere iniziative di e-government. È partendo dalle istituzioni più prossime ai cittadini che è necessario ricreare (o meglio creare) quel clima di fiducia che è il presupposto indispensabile per un dialogo fattivo tra i cittadini e i loro governi.

Ancora sull’e-democracy

Un tema dal quale non si può e non vogliamo prescindere e che sicuramente rischia di essere una delle tante occasioni perdute della società della conoscenza.

Ne riparliamo a Palermo il prossimo martedi 18 novembre con un convegno dal titolo “E-democracy e Web semantico: modalità avanzate per ascoltare i cittadini”. Ci si può iscrivere sul sito di ForumPA.

Nell’ambito dell’incontro presenteremo in anteprima i risultati di un indagine on line che abbiamo rivolto al Panel di ForumPanet.

e-Government, e-Democracy

FORUM PA, Siav, Poste Italiane ed Accenture ripropongono anche quest’anno, nella cornice classica di Villa Miani a Roma, giovedì 9 ottobre 2008, l’evento che inizia ormai a diventare un punto di riferimento sulla tematica per autorevolezza dei partecipanti e il successo di adesioni delle precedenti edizioni.L’evento sarà l’occasione per un attento esame su dematerializzazione, protocollo informatico, firma digitale, posta certificata, fattura elettronica, interoperabilità e trasparenza dei procedimenti.

Il territorio che innova

Noi per primi, in quanto ForumPA,  abbiamo spesso messo in evidenza la necessità di introdurre una cultura della valutazione all’interno della pubblica amministrazione e nei confronti delle politiche pubbliche. Settori dove, anche quando si portano avanti iniziative innovative, pochissimo, poi, si riflette sui risultati raggiunti e sugli impatti positivi e negativi che specifiche azioni o politiche generano negli ambiti di riferimento.

Partendo da questa consapevolezza non potevamo, quindi, proprio noi esimerci da avviare un dispositivo di valutazione dei risultati raggiunti con l’ultima edizione di FORUM PA. È stato per noi un anno importante, in cui abbiamo avviato un processo di crescita introducendo grandi e piccole novità, tutte finalizzate a portare gli innovatori dei settori pubblici e privati al centro della manifestazione. E abbiamo pensato di farlo riferendoci a quelli che sono i nostri interlocutori principali: gli espositori, i relatori e il pubblico, chiedendo loro valutazioni sulle cose fatte e  suggerimenti per il futuro. Decisamente interessanti i risultati della prima indagine conclusa, quella sul nostro pubblico.

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La possibile rinascita delle città digitali

In diverse occasioni abbiamo messo in evidenza la necessità di riflettere sulle esperienze e sui risultati del processo di e-governement così come si è configurato negli ultimi dieci anni, convinti che i risultati ottenuti fino ad oggi abbiano portato frutti apprezzabili, ma non all’altezza delle aspettative e alle potenzialità della telematica cittadina. Proprio per questo abbiamo parlato di “prematura fine delle città digitali” intendo, con questa espressione, la fine di un processo virtuoso in crisi di identità e di prospettive che ha lasciato almeno tre punti irrisolti: abbandono della logica di governance originaria, incompletezza dell’offerta, fallimento dell’offerta.

L’abbandono della logica di governance originaria. La città digitale non può che essere improntata su una logica collaborativa dei diversi attori locali impegnati a definire gli obiettivi per raggiungere una visione condivisa del ruolo della telematica locale. Gran parte delle iniziative, invece, si sono sviluppate come esperienze isolate dei diversi soggetti locali con pochissima propensione alla collaborazione tra attori diversi.

L’incompletezza dell’offerta. Anche dalla prospettiva della logica istituzionale adottata, i cambiamenti e le iniziative si sono limitati ad introdurre nuove modalità (telematiche) per fornire informazioni ai cittadini o per erogare servizi. Pochissimo è stato fatto nel cosiddetto back-office, dove le nuove tecnologie avrebbero potuto portare grandi innovazioni dal punto di vista dell’efficienza e delle prassi burocratiche.

Il fallimento delle politiche di inclusione. I servizi telematici cittadini piuttosto che favorire l’inclusione e la partecipazione tra le diverse categorie sociali e culturali hanno, a conti fatti, aumentato il divario fra queste. Alle povertà ed alle esclusioni materiali si sono aggiunte quelle tra coloro che hanno le possibilità e le capacità di accedere alle informazioni e ai servizi on line e quelli che, invece, sono di fatto esclusi da tale servizi.

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TwitterPA: un esperimento di processo condiviso.

Con l’avvicinarsi della data di inaugurazione della prossima edizione di ForumPA (12-15 maggio) abbiamo pensato di rendere trasparente e partecipativo il percorso di avvicinamento, fatto di impegni, scelte organizzative, scadenze, temi in sviluppo attivando un canale Twitter.

Cosa sia Twitter oramai è noto a molti: uno strumento di comunicazione, di microblogging usato sia per la comunicazione personale sia aziendale e politica.

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ForumPa su Twitter

Da ieri ho attivato un canale Twitter di descrizione del processo che ci porterà da qui a ForumPa del prossimo maggio (12-15 maggio). Si tratta, ovviamente, di un esperimento, per capire le potenzialità di questo tipo di comunicazione applicata piuttosto che ad una azienda, ad un processo in corso. Il flusso di messaggi lo trovate in forma RSS anche a destra di questo blog.

Saperi su Affari e finanza

Su affari e finanza di oggi un bel articolo su SaperiPA che vi avevo presentato in un precedente post.

Premiare il merito

A proposito del post precedente dove citavo Luca de Biase e il suo invito a riconoscere il merito vi segnalo l’iniziativa di ForumPA “I protagonisti dell’innovazione” che ha l’obiettivo di premiare gli innovatori della Pubblica Amministrazione italiana. Il premio è organizzato insieme a Nova del Sole 24ore e si basa su un meccanismo di segnalazione e di social rating.

Arriva SaperiPA

Si può innovare parlando di Pubblica Amministrazione? E’ quello che abbiamo cercato di fare introducendo SaperiPA.

Questo il mio articolo di presentazione:

Lo abbiamo scritto oramai in diverse occasioni, soprattutto in questi ultimi mesi di preparazione della nuova edizione di Forum PA: la nostra ambizione è far si che Forum PA diventi sempre di più, tramite le sue iniziative, soggetto abilitante delle diverse energie vitali di questo paese creando momenti, luoghi e strumenti di condensazione di flussi di idee, di persone e di processi innovativi.

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Come si comunica l’innovazione?

Come si comunica l’innovazione? Compito non semplice perché si rischia di affidare contenuti e idee nuove a strumenti non adatti.

ForumPA ci sta provando, i profondi cambiamenti che caratterizzano la nuova edizione del 2008 sono stati descritti tramite dei videoclip affidati non ad una grande società di comunicazione ma a un giovane attore che ha cercato, riuscendoci secondo me, a comunicare le idee e le soluzioni innovative che troverete il prossimo maggio.

La prematura fine delle città digitali

Pubblicata sull’ultima news letter di FORUMPA una mia riflessione sul destino della città digitali in Italia.

Lo scorso numero avevamo commentato a caldo i dati della ricerca Capgemini sull’e-Government in Italia. A questa si è aggiunto l’ultimo white paper dell’Ocap, Osservatorio sul cambiamento delle amministrazioni pubbliche, della Sda Bocconi dall’eloquente titolo L’attuazione dell’e-Government in Italia: retorica o realtà? Mi sembra che i dati, oramai delle diverse fonti, siano inequivocabili: il processo di telematizzazione degli enti locali è arrivato ad un punto fermo e allora sta diventando probabilmente inutile continuare con diverse indagini e approcci ad accanirsi a misurare, a valutare, a cercare segni di vitalità di un paziente oramai morto. Forse è più utile, in questa fase, chiedersi perché siamo arrivati a questo punto e cominciare a ragionare su possibili scenari futuri che dovranno scaturire non da una semplice evoluzione della situazione attuale, ma da un momento di ridefinizione, di rifondazione di quello che dovrebbe essere la telematica applicata a livello istituzionale.

Se ci fermiamo ad approfondire l’offerta on line vedremo che le esperienze sono sostanzialmente dedicate alla comunicazione istituzionale e all’erogazione dei servizi on-line. Un’impostazione che discende da lontano, da un approccio decisamente aziendalista, che aveva impostato e ridotto il rapporto cittadino-istituzione a una logica interattiva elementare: possibilità di accedere alle informazioni pubbliche, interazione a una via (possibilità di scaricare i moduli), interazione a due vie (possibilità di consegnare i moduli), transazione (possibilità di effettuare anche transazioni economiche.) È proprio a misurare l’intensità di queste relazioni che ci siamo impegnati per anni, io per primo, convinti che il raggiungimento del livello superiore fosse di fatto un traguardo per un nuovo modo di intendere la gestione dei servizi con il cittadino e propedeutico per l’introduzione di relazioni più avanzate.

In verità a questo traguardo non siamo mai arrivati e risulta evidente non solo dai risultati che ci forniscono per ultime queste due ricerche, ma anche e soprattutto dagli ultimi dati che l’ISTAT ha presentato lo scorso 16 gennaio sui consumi tecnologici delle famiglie. L’indagine ci restituisce una descrizione accurata dei consumi tecnologici degli italiani e dei comportamenti delle attività svolte on line. Il dato che spicca più in evidenza è che tra le 20 attività censite (da mandare e ricevere una mail a scaricare un software o collegarsi alla propria banca on line) solo tre hanno registrato da un anno all’altro una diminuzione nella frequenza di utilizzo: sono le tre attività legate ai rapporti con la Pubblica Amministrazione. In particolare, l’attività di ottenere informazioni da siti della PA è scesa in un anno da 39,6% degli utilizzatori di internet a 35,9%; scaricare moduli della PA è passato da 28,4% a 24,8%; spedire, infine, moduli della PA è sceso dal 13,3% al 10,7%. Gli italiani credono sempre più in internet, svolgono sempre più frequentemente diverse attività on line che vanno dallo svago alla gestione delle attività familiari e professionali, ma si stanno allontanando dal rapporto telematico con le istituzioni. Non solo, dai dati ISTAT risulta con netta evidenza come l’accesso ai servizi on line sia ancora profondamente legato alla condizione economica e professionale delle famiglie italiane: in quelle in cui il capofamiglia è dirigente, imprenditore o libero professionista il personal computer è presente nell’82,3% dei casi e l’accesso ad internet nel 71,7%; laddove il capofamiglia è un operaio tali quote scendono drammaticamente al 48,5% e al 33,8%, rispettivamente.

Tre processi, quello dell’incompletezza dell’offerta, quello del disincanto della domanda e quello del crescere delle forme di esclusione che portano, almeno a mio avviso, ad un’unica conclusione: la fine delle città digitali quali interpretazione dei diversi programmi di e-Government e di e-Democracy così come sono stati formulati fino ad oggi. È un tema importante che il prossimo governo, qualunque esso sia, dovrà mettere in agenda con approcci nuovi, non rinnegando quanto fatto fino ad ora, ma definendo scenari, obiettivi e strumenti di intervento completamente rinnovati e andando a cercare e valorizzare le realtà più avanzate che stanno già esplorando nuovi percorsi. Un’agenda, che metta il cittadino con i suoi problemi, con i suoi bisogni e con le sue aspettative finalmente al centro dei processi innovativi del nostro paese.