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Il futuro della rete

Cercando di restituire un po’ dell’enorme mole dei materiali prodotti nell’ambito dell’ultimo FORUM PA comincio con gli approfondimenti relativi a Il futuro della rete. Di seguito la presentazione dei risultati della prima ricerca.

Tempi della città e qualità della vita

I tempi con cui sono organizzate le nostre città incidono profondamente sulla qualità della vita dei cittadini. Negli ultimi anni molte città italiane ed europee hanno sviluppato strategie e iniziative concrete per armonizzare i diversi sistemi di orari che scandiscono la vita quotidiana in città. Nello stesso tempo anche numerose imprese hanno avviato programmi volti alla conciliazione fra tempi dedicati al lavoro, alla famiglia e al tempo libero.

Convegno “Tempi della città e qualità della vita” / Congress “Time policies and quality of life”. EURAC Convention Center, viale Druso 1, Bolzano, 12 e 13 ottobre 2007.

L’Italia è stata il primo paese a varare una legge sul coordinamento dei tempi delle città (L. 53/2000), affidando ai comuni il compito di coordinare i tempi e gli orari delle città ed incentivando le imprese a realizzare azioni a favore della conciliazione. Questo convegno vuole fare il punto sullo sviluppo delle politiche temporali in ambito nazionale ed europeo, presentando alcune esperienze di successo ed aprendo un confronto sul tema tra rappresentanti delle istituzioni, amministratori locali, esperti e docenti di fama internazionale. La prima parte del convegno sarà dedicata a specifici temi di politiche sui tempi della città, in un’ottica di urbanistica temporale e di innovazione della pubblica amministrazione, mentre nella seconda parte saranno trattate le politiche di conciliazione nel mondo del lavoro.

Il convegno si rivolge principalmente ad amministratori e funzionari della P.A., imprenditori, sindacalisti, rappresentanti di associazioni e ricercatori.

La mia relazione presentata al convegno:

Quotidianamente dalle nostre città, dall’insieme dei capoluoghi di provincia, provengono segnali di disagio e di difficoltà. Dal traffico stradale, alla qualità dell’aria fino all’integrazione sociale. Le città si confermano i luoghi dove si riscontrano la maggior parte di incidenti e di vittime stradali. Il ricorso alla mobilità privata e alle due ruote per evitare il traffico fa si che l’88,8% degli incidenti urbani coinvolga una moto. Gli episodi recenti volti a limitare la presenza di immigrati clandestini nelle strade in realtà non affrontano che una parte del problema legato ad una sempre maggiore difficoltà di integrazione. Dal punto di vista ambientale i consumi di carburante rimangono stabili, i rifiuti prodotti continuano a salire mentre la quota di raccolta differenza sale molto lentamente.

Si tratta di dati complessivi riferiti ad un contesto molto eterogeneo. La provincia di Bolzano, nello specifico, in merito ai dati sull’ecosistema urbano risulta il territorio migliore in Italia. Ma il dato complessivo e il problema è comune: le città diventano sempre meno accoglienti nei confronti dei sistemi economici territoriali (il che si traduce in una minore competitività) e nei confronti dei cittadini (il che si traduce in una drastica riduzione della qualità della vita).

In questo contesto qual è il valore aggiunto che può portare l’amministrazione pubblica? Sicuramente quello di mettere a punto azioni e politiche volte a migliorare la qualità della convivenza. Nel far questo, però, il rischio, sempre presente, è di seguire una logica autoreferenziale che si basa su un’interpretazione tutta interna dei bisogni sociali. E’ il caso recente del processo di modernizzazione della PA, prevalentemente basato sull’implementazione di servizi telematici, che in molti casi ha causato nuove forme di discriminazione sociale piuttosto che di avvicinamento del pubblico con le istituzioni.

Nuove prospettive di intervento scaturiscono dal disegnare scenari condivisi grazie all’implementazione sempre più diffusa di esperienze quali i piani strategici e i piani dei tempi delle città. L’innovazione introdotta da questi approcci risiede nel cambiamento di paradigma volto a condividere una idea di città e, come è specificato nel Piano di Bolzano, in una valorizzazione della relazione: individuo-città-territorio.

Dal punto di vista sociologico, inoltre, due sono gli aspetti innovativi nella gestione dei piani dei tempi e dei piani strategici:

  • L’attenzione rivolta, anche dal punto di vista metodologico, all’analisi del pubblico. Ho trovato questa attenzione nella lettura del Piano dei tempi di Bolzano con la giusta e dovuta differenziazione per i problemi delle diverse categorie sociali. Per migliorare la qualità della convivenza e della qualità della vita è necessario, infatti, rispondere a problemi, bisogni e aspettative specifiche per cui diventa inevitabile e indispensabile adottare una logica di genere o generazionale;

  • l’attenzione rivolta alla partecipazione attiva del pubblico interessato in tutti le fasi di elaborazione e della successiva implementazione del Piano, adottando, anche per questa finalità, un approccio differenziato sia in termini di informazione e di comunicazione sia nel mettere a punto occasioni e strumenti diversificati per favorire la partecipazione.

A fronte di questi nuovi approcci strategici la domanda che ci dobbiamo porre è: abbiamo raggiunto i risultati sperati? Allo stato attuale in Italia ci sono in corso, o appena avviati, circa 60 piani strategici e 30 “migliori prassi” di piani per i tempi. Siamo sicuri di procedere per la strada giusta?

Una disciplina pochissimo sviluppata da noi, in Italia, è l’analisi delle politiche pubbliche. Ci impegniamo ad introdurre nuovi approcci, anche metodologicamente orientati in modo rigoroso, però poi poco tempo e poche occasioni vengono dedicate a valutare i risultati ottenuti. Credo che questo convegno possa essere una prima occasione proprio per ragionare su tali risultati. I piani per i tempi sono finalizzati a migliorare la qualità della convivenza proprio di quelle categorie normalmente più svantaggiate. Siamo riusciti in questo intento? Siamo riusciti a coinvolgere anche il pubblico con meno attitudini alla partecipazione?

Riprendendo il filo dell’intervento, proprio rispondendo a queste domande riusciremo a capire se la strada intrapresa sia quella giusta per affrontare le sfide che le nostre città poco accoglienti ci sollevano quotidianamente e ad introdure nuove prassi e soluzioni in grado di elevare la qualità della vita e della convivenza.

Il convegno di oggi è sicuramente un passo in questa direzione, come ForumPA è nella nostra missione proporre metodologie di valutazione dei risultati così come favorire il confronto fra i diversi attori impegnati nell’applicazione di processi innovativi a livello territoriale. Organizzare insieme, per il prossimo maggio, un momento di confronto fra i principali attori protagonisti di questi processi, potrebbe essere un ulteriore passo verso una maggiore comprensione dei risultati ottenuti.

 

Sul sito del comune trovate invece tutti gli altri interventi.

Città digitali. Il libro

E’ disponibile da settembre il libro basato sulla nona edizione dell’indagine su Le città digitali, pubblicato da Franco Angeli nelle edizioni della RUR. L’indagine è stata presentata lo scorso anno e realizzata dalla RUR e dal Censis insieme al Ministero per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Il libro contiene degli approfondimenti con interventi di Giuseppe De Rita, Giuseppe Roma, Beatrice Magnolfi, Gianni Dominici, Giuseppe Torchio, Mariella Gramaglia, Giuseppe Gregori, Gianluca Salvatori, Mauro De Robertis, Luigi Nicolais.

Tornare alla città digitale significa, per chi è stato protagonista dell’innovazione nella pubblica amministrazione locale in questi anni, essere capaci di fare tesoro delle esperienze fatte, dei successi come degli insuccessi, per cominciare a raccogliere realmente i frutti di quanto si è avviato, sperimentato, concluso. Per fare questo è indispensabile intercettare le energie esistenti sul territorio per avviare una nuova fase collaborativa ed essere capaci di ascoltare la domanda reale che viene dai cittadini.

Città connessa, città funzionale, città inclusiva: queste le tre prospettive che Rur e Censis indicano come futuro delle città digitali. La tecnologia, ben orientata da politiche appropriate, può dare vita ad un sistema equo di opportunità messe a disposizione degli utenti delle città, cittadini, imprese e city users. Le città oggi devono garantire accesso alla rete e a servizi on line, attivando strategie inclusive di partecipazione democratica. La nuova stagione delle città digitali è contraddistinta dalla collaborazione che ha l’obiettivo di mettere a sistema i risultati raggiunti, diffondendoli sul territorio con l’attivazione di sinergie, e sciogliere le contraddizioni che tuttora persistono e che riguardano l’ascolto della domanda dei cittadini e delle imprese.

Mettere a sistema l’esperienza accumulata, coinvolgere il territorio nell’erogazione di servizi, semplificare l’accesso, ragionare in un’ottica di valutazione. Queste le sfide per trarre un beneficio realmente diffuso che abbia ripercussioni positive sulla Pa nel suo complesso e sulla qualità della vita dei cittadini.

La redazione del volume è stata curata da Gianni Dominici e Marta Pieroni che hanno anche diretto l’indagine. Alla fase di rilevazione hanno partecipato Daniele Basile, Marilena Carrisi, Brasilina D’Ausilio, Francesca Romana Rossi, Francesco Sellari, Giulia Zigiotti.

La presentazione di Giuseppe Roma della ricerca.

La mia presentazione della metodologia di Città Digitali.

e-democracy, una opportunità per tutti?

Il 2 luglio ho partecipato ad un seminario organizzato dalla SSPAL intitolato “L’ordinamento elettorale nella prospettiva dell’e-democracy”. E’ stata un’occasione per ragionare sullo stato dell’arte, in Italia, dei processi partecipativi nei campi della pianificazione e della gestione dei servizi pubblici.

Negli ultimi anni, infatti, si è decisamente semplificato affidando alle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione la capacità di svolgere da sole da volano del processo di modernizzazione del nostro paese. Sono così nate le etichette-slogan e-government, e-governance, e-democracy a descrivere processi che, in verità, sono tutt’altro che conclusi e che necessitano, oltre al supporto della telematica, di visioni politiche chiare e definite.

Di seguito la presentazione da me illustrata in occasione del seminario

Piano strategico di Cremona

Come previsto, si è tenuto a Cremona lo scorso 9 marzo il convegno di presentazione dei risultati della fase istruttoria al piano. Il convegno è stato organizzato nell’ambito di una mattina ricca di testimonianze e di partecipazione del pubblico.

Tra breve verrà pubblicato un libro, da diffondere tra il grande pubblico e gli addetti ai lavori, con i risultati del progetto esecutivo e le trascrizioni degli interventi al convegno. Coloro, tra i rappresentanti di associazioni o altri organismi di rappresentanza, che volessero esprimere delle opinioni o presentare dei progetti possono mandare dei contributi scritti che verranno vagliati per la pubblicazione. In questa fase, per il grande pubblico dei cittadini, rimane aperto questo blog con la possibilità di inviare commenti e suggerimenti.

Questa la mia presentazione, curata insieme a Valentina Piersanti, illustrata nel corso del convegno:

Condividere la conoscenza per progettare l’innovazione

E’ stato pubblicato da Franco Angeli il libro da me curato insieme a Valentina Piersanti, Condividere la conoscenza per progettare l’innovazione.

Il dibattito, la riflessione sul territorio non possono limitarsi ad alimentare la facile contrapposizione tra la necessità di dar vita ad una nuova fase di sviluppo e l’involuzione che può mettere a rischio il benessere accumulato. E’importante, piuttosto, favorire l’individuazione di nuovi modelli interpretativi e la messa a punto di nuove metodologie per la gestione del cambiamento.

Il volume, realizzato nell’ambito del Progetto Competenze è dedicato a chi crede che sia necessario “fare rete”, confrontarsi e imparare dalle esperienze degli altri per riuscire ad innovare il territorio, l’impresa e l’amministrazione. La prima parte del libro racconta i limiti e le potenzialità dei processi d’innovazione in atto nella Pubblica Amministrazione, nelle imprese e nella cittadinanza analizzati nell’ultimo anno dalla Fondazione Censis.

La seconda parte raccoglie, invece, contributi e proposte sviluppate e convalidate a livello internazionale da ricercatori, facilitatori ed esperti. Gli strumenti presentati sono stati sperimentati in diversi contesti e sistematizzati in un modello di intervento che combina insieme azioni di analisi, informazione, formazione e progettazione partecipata il cui obiettivo è di stimolare all’interno delle economie regionali i processi di definizione delle politiche d’innovazione. Applicare sul campo un tale dispositivo ha significato individuare obiettivi di sviluppo comune, analizzare i bisogni del territorio, acquisire competenze, condividere conoscenze e risorse per progettare interventi concreti – i risultati dell’esperienza sono riportati nella terza e ultima parte della pubblicazione.

Il progetto Competenze è un’iniziativa finanziata dal Ministero del Lavoro e dal Fondo Sociale Europeo e promossa dalla Fondazione Censis, Aira, Atenea e InvestiaCatania nella provincia di Catania.

Tra comunità virtuale e comunità territoriale, due casi concreti.

Il Formez ha organizzato per oggi un seminario interno con, come principale ospite, Etienne Wanger, colui che per primo ha utilizzato il termine di comunità di pratiche. Io, insieme ad altri due ospiti, ho avuto la possibilità di confrontarmi con la sua teoria e la sua esperienza. Nel caso specifico. la mia domanda principale rivolta a Wanger è stata: è possibile creare una comunità di pratiche o dobbiamo considerarlo come un processo necessariamente spontaneo?

Cittadini digitali

Presentata oggi a ForumPA la terza edizione dell’indagine I cittadini digitali realizzata dal Censis e da Forumpa con il contributo di SkyTV. L’indagine mette in risalto la forte crescita nei consumi tecnologici da parte della famiglie italiane ma anche il crescente rischio di divario digitale (il cosiddetto digital divide) tra coloro che usano queste tecnologie e chi, invece, per motivi prevalentemente professionali e generazionali ne è attualmente escluso.

Questa la mia presentazione: